Google ha ufficialmente presentato il progetto AMP (Accelerated Mobile Page) un’iniziativa volta a favorire la fruizione dei contenuti web da mobile accelerando il caricamento delle pagine.
David Besbris, leader del progetto, ha esordito affermando, che “Ogni volta che un contenuto ci mette troppo tempo per raggiungere un lettore, quel lettore è perso“.
Secondo Google infatti, il 53% degli utenti che navigano su smartphone lascia le pagine web dopo 3 secondi di caricamento. Questo fenomeno affligge il 75% dei siti web che hanno un tempo di caricamento medio per pagina di oltre 10 secondi.
Come pensano gli ideatori di AMP di accelerare il download delle pagine? Le Accelerated Mobile Pages sono normali file HTML, ma vengono sviluppate secondo specifiche tecniche orientate ad escludere tutti gli elementi che rallentano o rischiano di interrompere la trasmissione e il caricamento dei file. Innanzitutto non è consentito javascript sincrono o che non sia già codificato nella libreria, i CSS devono essere inline e tutte le risorse esterne (immagini, ads, iframe, etc…) devono dichiarare le proprie dimensioni nell’HTML. Il risultato è che le pagine pesano fino a 10 volte in meno, si caricano in maniera quasi istantanea (Google stima un tempo medio inferiore a 0,5 secondi) e, richiedendo minori risorse, riducono l’impiego della batteria e l’impegno di banda. La velocità di erogazione è garantita dal fatto che vengono memorizzate nella cache di Google e quindi servite azzerando i tempi di latenza a chiunque esegua una ricerca correlata.
Il progetto ha suscitato grandi entusiasmi e l’adesione di tanti big player del web come Twitter, LinkedIn, Pinterest, WordPress e sono già trenta gli editori che hanno confermato la loro partecipazione: tra questi il The New York Times, The Guardian, El Pais, il gruppo Condé Nast, La Stampa
Tuttavia non le mancano voci critiche che hanno manifestato perplessità di varia natura.
Alcuni commentatori evidenziano che questi standard omogeneizzano il layout e appiattiscono l’esperienza dell’utente proponendo pagine composte solo da un titolo, una foto e un testo. Qualcuno inoltre ha apertamente palesato che il progetto potrebbe nascondere l’intenzione di ingabbiare gli standard advertising per favorire il network di Google. In realtà gli sviluppatori AMP hanno a disposizione una libreria di componenti web che offre la possibilità di includere video ed altri oggetti multimediali, gestire i social e implementare strumenti di interazione con il visitatore. Considerata la vasta partecipazione al progetto è verosimile che questa libreria si arricchirà ulteriormente in tempi rapidi. Quanto alla pubblicità, Google ha evidenziato durante la presentazione che la natura OS di AMP garantisce la potenziale compatibilità con qualunque advertising network. Anche il supporto del paywall è ovviamente un elemento essenziale del progetto.
Altri fanno notare che lo sviluppo delle pagine AMP rende più difficile la vita ai siti che dispongono di poche risorse, richiedendo ulteriori competenze tecniche e introducendo altri costi. In realtà la grande quantità di tutorial già presenti in rete evidenzia come l’implementazione non richieda competenze aggiuntive. Inoltre chi utilizza WordPress ha a disposizione un plugin dedicato. Basta installarlo e la versione AMP del nostro sito è servita. Non è difficile immaginare che anche altri CMS metteranno a disposizione simili plugin entro breve.
Da ultimo alcuni sostengono che si tratta di un’iniziativa che interessa solo gli editori e i publishers, e non impatta sui siti di e-commerce. Questi ultimi, per motivi tecnici e di marketing, difficilmente potranno adeguarsi alle severe limitazioni imposte delle specifiche AMP. L’impetuosa crescita del mobile commerce induce a pensare che il settore non sarà refrattario a sperimentare l’approccio proposto da AMP. Oltre al fatto che il 30% delle transazioni globali avviene da mobile, il report “The Mobile Mandate: Criteo Q2 State of Mobile Commerce” evidenzia come uno dei fattori principali che influenzano il conversion rate sia la velocità di caricamento del sito.
Il nocciolo della questione però non è solo il download time delle pagine ma più complessivamente riguarda le modalità con cui l’utente fruisce del contenuto. Siamo legati sempre maggiormente ai nostri device mobili per le comunicazioni, l’e-commerce, i contenuti informativi, i servizi bancari, le indicazioni stradali e aumentano velocemente le persone che usano lo smartphone come unico dispositivo informatico. Il pregio dell’impostazione “essenzialista” di AMP è che riduce, insieme al caricamento dei dati, anche il carico cognitivo dell’utilizzatore. Il valore di un prodotto si misura in rapporto all’esperienza che è in grado di generare. Nell’esperienza in mobilità niente è più fragile e prezioso dell’attenzione dell’utente.